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8 al mare jonio

Splendean l’ascia e la pialla, onde d’Epeo
Si armò la man quando commesse i fianchi
Al miro inganno espugnator di Troia.190
Col Sinno a ritta e l’Aciri a mancina
Sovra un facile colle alta Eraclea
Incontro al raggio orïental posava.
Ne la memoria de l’età lontane
Città famose; venerandi altari,195
Onde la fiamma del saver Pelasgo,
Pari al foco di Vesta, arse, rompendo
De l’Occaso le folte ombre ritrose.

VII


Or la spica e il lentisco occupa i seggi
Di quelle auree città: silenzïoso200
Volge il Bradano al mar l’onda romita.
Spesso il Lucano agricoltor, spezzando
Quei putridi novali, in elmi aperti
E in rotti brandi coll’aratro offende;
E spesso il solco riconduce al sole205
Lapidi eterne, ove la man degli avi
Pose leggi immortali. Ove Eraclea
Stette, ombreggian le selve; e il cinghiai scava
Fra le macerie e i lividi pantani
Discontinue colonne. Entro quei boschi210
Sonò lunghi anni de’ romiti il salmo;
Ed or biancheggia infra le folte macchie
Turrito ostello ai circoli rurali
E ai prandi amico onde la caccia è lieta.