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XXIV prefazione

nie; ed egli, l’ardente lucano, era stato visto impallidire, e con gli occhi al mare, alle isole lontane e al Vesuvio, prorompere in versi degni di quelle armonie. Or, durante la passeggiata di cui narravo, il Sole, concitato da quei discorsi tutti arte e poesia, compose d’un tratto quell’ottava, a cui il Verdi, col vivo della voce, fece seguire le sue note. Le compose, anche egli, li per lì; e, tornati insieme all’albergo, le scrisse, dandole per ricordo all’amico poeta. Or quella musica, con tutte le altre cose del Sole, è posseduta dai suoi eredi; e noi saremmo stati lietissimi di poterla stampare coi versi pei quali fu fatta, se gli eredi medesimi, per ragioni che pur sempre rispettiamo, non ci avessero negato il loro consenso. Ma chi sa se oggi il più glorioso fra gl’Italiani viventi si ricorda ancora del giovane poeta che gli fu sì caro, e a cui morte precoce doveva da lì a poco troncare d’un tratto il canto e la vita!

L’ammirazione ad un’altra grande arte, la scultura, gli detta il componimento «La fanciulla e l’artista»1, ch’ei chiama idillio,

  1. Pag. 102: è del 1857.