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il cantico de' cantici 265

caprette erranti per le giogaje del Galaad, ed una volta alla porpora reale listata riccamente di nastri: e poi, notti serenate in campagna, e notti vegliate nella città; il veloce cavriuolo de’ campi e le cavalle anelanti innanzi al cocchio di Faraone; il cedro del Libano e il giglio delle convalli; le tortore e le colombe amorosamente tubanti dalle cime degli alberi e da’ fendimentj delle rupi, e i pardi, e i leoni ruggenti dalla sommità dell’Amàna e del Senir; i balsami artifiziali, e i balsami rapiti agli alberi dal vento; e, infine, tutto questo gran quadro allogato nel più incantevole e svariato paese del mondo: ruscelli, palme, fiori, giardini, vigneti, frutteti, piscine limpidissime, luce infinita; e lontano lontano le vette del Libano e del Carmelo, gli accampamenti militari, le tende dell’Arabo e i padiglioni reali; e più in fondo ancora le torri e le cupole di Gerusalemme. Se è vero (come vuolsi da taluno) che Salomone componesse questo Epitalamio nella celebrazione delle sue nozze colla figlia di Faraone, non potea con più felice temperanza di magnificenze principesche e di allusioni agricole e camperecce lusingare ad un tempo l’alterezza natia dell’Egizia Principessa e le patriarcali tendenze del popolo Ebreo, che festeggiava le nozze del suo monarca pacificatore!


IV


Or questo miracoloso sodalizio della Reggia e dell’ovile, della città e de’ campi, della natura e dell’arte, il quale costituisce l’indole artisticamente ec-