Or che parlo più d’armi e di battaglia?
Noi siam di tutto avari e ingenerosi!
Delle donne e dei figli or sol ne caglia,
Di campi arati e dei tesauri ascosi:220
Importa forse che doman ne assaglia
Il Tedesco sprovvisti e inoperosi?
Quando verrà, nei suoi rapaci artigli
Porrem le donne, le derrate e i figli.
E liberi sarem! Mora frattanto225
Di Venezia la schiera e invan ne chiame!
Spasimi senza pane e senza pianto,
Qual fosse di pirati un’orda infame.
Già su quel popol dai travagli affranto
Più che il nemico acciar puote la fame.230
A noi danze e teatri, a noi tesori,
A quel popol guerrier fame e dolori!
Freme il Canuto Eroe1 poggiato ai fianchi
Dell’alato Leon, medita e freme:
La man cacciando nei capelli bianchi,235
Guarda d’Italia le sciagure estreme.
E perchè i suoi d’alcun conforto infranchi
Talor dà segni di novella speme;
Ma chi può dir le angosce e l’infinito
Profondo lutto di quel cor tradito?240
Canuto Eroe! Quando sarai sotterra
Martire illustre della nostra fede;