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252 sulla tomba di alessandro poerio


Or che parlo più d’armi e di battaglia?
     Noi siam di tutto avari e ingenerosi!
     Delle donne e dei figli or sol ne caglia,
     Di campi arati e dei tesauri ascosi:220
     Importa forse che doman ne assaglia
     Il Tedesco sprovvisti e inoperosi?
     Quando verrà, nei suoi rapaci artigli
     Porrem le donne, le derrate e i figli.

E liberi sarem! Mora frattanto225
     Di Venezia la schiera e invan ne chiame!
     Spasimi senza pane e senza pianto,
     Qual fosse di pirati un’orda infame.
     Già su quel popol dai travagli affranto
     Più che il nemico acciar puote la fame.230
     A noi danze e teatri, a noi tesori,
     A quel popol guerrier fame e dolori!

Freme il Canuto Eroe1 poggiato ai fianchi
     Dell’alato Leon, medita e freme:
     La man cacciando nei capelli bianchi,235
     Guarda d’Italia le sciagure estreme.
     E perchè i suoi d’alcun conforto infranchi
     Talor dà segni di novella speme;
     Ma chi può dir le angosce e l’infinito
     Profondo lutto di quel cor tradito?240

Canuto Eroe! Quando sarai sotterra
     Martire illustre della nostra fede;

  1. Guglielmo Pepe.