Come a destarvi il core, e le tremanti
Braccia, in sembianza d’ispirato, aprendo,135
Mi provo al canto de’ begli anni. Invano
Ogni fremito mio manca cogli echi
Della mia voce; e dopo un qualche istante
D’angoscioso agitarmi, ecco, ricado.
Torno al solingo albergo, ove mi aspetta140
La vigile lucerna, al cui modesto
Povero giorno io seggo; indi mi stendo
Sotto le coltri, che il fastidio aggrava,
Ed alle travi concentrando il guardo
L’ore consumo della notte, immerso145
In idee senza luce e senza nome.
Deh! fossi pieno di rimorsi! Almanco
Viver per essi io crederei.
Talora
(E da gran tempo mi lasciò pur questo
Spaventevol pensiero) avrei talora,150
Quasi a dispetto del mio cor, voluto
Gittar quest’ossa sgominate in terra.
Questa vita che val, sempre che manchi
La virtù di sentirla? E non è forse
Senno miglior volger lo sguardo in giro,155
Scegliersi un letto d’odorate zolle,
E dormirvi per sempre? Oh fortunati
Color, che baldi e giovinetti ancora
Per la patria mancâr nell’assordante
Rumor della battaglia! allor gridai,160
E la morte mi parve una divina