Rompe i silenzi de la notte, e tace? —
Sì presso al Nilo un rinnegato apria
Le mie gioie selvagge al pellegrino 25
Cantor d’Atala.1 E tali erano i miei
Fantastici trasporti allor che nuovo,
E ad ogni umana compagnia rapito,
Innanzi all’ira dei perversi il piede 30
Spinsi fra l’ombre. Ma non son più tale,
Qual io ti parvi un giorno, ed or che forse
Dei lasciarmi, e per sempre, almen tu sappi
Come mi lasci: ed è pur questo il solo,
Che a te render poss’io, misero dono.35
Odi quella crinita arpa, che al molle
Versatil tocco d’una man di neve
Cangianti rivi d’armonia diffonde
E par voce di un angiolo, che pianga
Le sue gioie perdute, esul dal cielo?40
Gruppi di vaghe salienti note
Prorompon fuor de l’agitate corde,
Quasi baci scoppianti a la carezza
Della musica mano. Or fa che il pianto
D’ognun, che ascolta, e che la pioggia irrori45
Quelle corde vocali; e penderanno
Vizze, lente, senz’echi, in sull’ottuso
↑Nel 1806 un giovine disertore francese, vissuto lungo tempo nel deserto coi Beduini, raccontava in Egitto a Chateaubriand che quando si trovava solo fra le sabbie sopra un cammello sentiva tali trasporti di gioia, che lo mettevano fuori di sè.