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selim-bey 129


»Tu le speranze d’un perduto Eliso
     A questo esul solingo in sen rimetti!
     Tu, generosa creatura, il viso475
     E gli occhi d’un errante angiol rifletti!
     Così movea de le sue labbra il riso
     Provocator di generosi affetti:
     Parlami! Allor che tu favelli meco
     La voce tua de la sua voce è l’eco!480

»Parlami amore! E mi vedrai sol vago
     Di favellarti, ed adorando udirti:
     Adorata sarai come l’imago
     Del più leggiadro de’ celesti spirti.
     Ma non curar di scendere nel lago485
     Di questo cor: nulla potrei ridirti!
     Del mio culto contenta esser tu dei,
     Paventando l’arcan de’ giorni miei!

»Guai, se per lungo interrogar l’incanto
     Di questa nuova illusïon cessasse!490
     Guai, se cadesse questo prisma infranto,
     Che un’altra volta a vaneggiar mi trasse!» —
     Qui tacque: ed ella tremule di pianto
     Levò le luci, e le ritenne basse;
     E, i rosei labbri ad un sorriso aprendo,495
     Dirgli parea: ti adorerò tacendo!

In quella estasi ardente ed insueta
     Ella soltanto una parola intese,
     Soltanto amor; nè la ragion segreta,
     Di quell’amor, nè la virtù, comprese.500