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sulla eloquenza del foro penale 75

Che di cadenze indefinite, e tanto
     Più vëementi, le armonie feconda
     De la parola: varïar con questa
     Ben può per climi o per età, ma l’arte250
     Ne dura eterna, com’eterno è il Bello.

V


Quando l’Attico Genio i rosei vanni
     Battea fuggiasco dal materno Imetto,
     E ad una ad una le Cecropie valli
     Fallian di sotto al profugo celeste,255
     L’Arpinate orator movea dal Tebro
     A visitar, lungo l’Ilisso, i templi
     De l’esulante Iddio. Postumi incensi
     A la Greca Facondia ardeano ancora
     Sugli altari di Rodi: ivi a dilungo260
     Stette il latin visitator, gli arcani
     A meditar de l’Eloquenza Achea.
     Non fascinato dai recenti allori,
     Di che Roma compiacque ai suoi novelli
     Passi nel foro, ei ricorrea solerte265
     Per le Greche città, nova cercando
     Lucentezza d’accento e di pensiero
     Sotto l’Attico ciel; chè inappagato
     Ne’ grandissimi sempre arde il disio
     De l’eccellenza. E la Romulea lingua270
     Stupendamente risonò per lui
     Di Doriche melodi e di profondi