L’Artista eterno, e che diversa move
Pe’ circoli degli astri, in su i fecondi
Verdi pianalti, e i petali inazzurra
De la pudica violetta, ond’ebbe
Molli corone la feconda Atene?...165
Ai bei giorni d’Atene il Bello e il Vero
Reggean concordi la scïenza e l’arte
Di quel popol mirando; ed una idea
Semplice e pura circolò ne’ marmi
Del Partenon, fra codici vegliati170
Degli Attici pensanti, entro la lira
De’ rapsodi e sul tripode inaccesso,
Onde lanciava le saette ultrici
L’austera Diva a cui fu tempio ed ara
L’Areopago. Ivi, com’oggi, ancora175
Venian disdetti i teneri responsi
De l’oracol del cuore, e di più salda
Egida mai non si coperse il petto
La giustizia de l’uomo: e nondimanco
Come splendida allor movea la voce180
Degli oratori! Eran di noi men saggi
Quei vetusti divini? E ov’è chi vanti
Di Demostene il senno? A chi fu largo
Di così poderosa anima il Cielo?
Ed ei, simìle a Focïon, simìle185
Ad Eschine rival, venia tremando
De la Tribuna appiè; nè mai la cima
Tenerne osava, che le forme a lungo
Idoleggiate non avesse in pria,
Di che vestito irromperebbe il chiuso190