25odo non lunge il solitario canto
dell’artigian, che riede a tarda notte,
dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
e fieramente mi si stringe il core,
a pensar come tutto al mondo passa, 30e quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
il dí festivo, ed al festivo il giorno
volgar succede, e se ne porta il tempo
ogni umano accidente. Or dov’è il suono
di que’ popoli antichi? or dov’è il grido 35de’ nostri avi famosi, e il grande impero
di quella Roma, e l’armi, e il fragorío
che n’andò per la terra e l’oceáno?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
il mondo, e piú di lor non si ragiona. 40Nella mia prima etá, quando s’aspetta
bramosamente il dí festivo, or poscia
ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,
premea le piume; ed alla tarda notte
un canto, che s’udía per li sentieri 45lontanando morire a poco a poco,
giá similmente mi stringeva il core.