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come vid’io, Il nifolo, o proboscide, come hanno Gl’indi elefanti, onde con esso finge [parla dell’ape] sul rugiadoso verde e prende i figli». E dello Speroni1: «Egli alfin trovi una donna ove Amore con maggior magistero e miglior subbietto, conforme agli alti suoi meriti lo voglia fingere ed iscolpire». È similmente del Caro nell’Apologia2: la quale, avanti che uscisse, fu riscontrata coll'uso del parlar fiorentino, e ritoccata secondo il bisogno da quel medesimo3 che nell’Ercolano fece la famosa prova di rannicchiare tutta l’Italia in una porzione di Firenze: «E le (voci) nuove, e le novamente finte, e le greche, e le barbare, e le storte dalla prima forma e dal proprio significato talvolta?» Dove il Caro ebbe l’occhio al detto d’Orazio4: «Et nova fictaque nuper habebunt verba fidem, si Graeco fonte cadant, pace detorta».


St. V, v. 18.                 . . . s’alberga,
(v. 94)

«Albergare» attivo, o neutro assoluto, dicono i testi portati nel Vocabolario sotto questa voce. «Albergare» neutro passivo, dico io coll’Ariosto5: «Pensier canuto né molto né poco Si può quivi albergare in alcun core».


CANZONE OTTAVA


ULTIMO CANTO DI SAFFO.

IX dell’edizione definitiva, pag. 40.


St. I, v. 14.      Noi per le balze e le profonde valli
natar giova tra’ nembi.

Il verbo «giovare» quando sta per «dilettare»o «piacere», se attendiamo solamente agli esempi che ne registra sotto questo significato il Vocabolario, non ammette altro caso che il terzo. Ma qui voglio intendere che sia detto col quarto, bench’io potessi allegare che «noi», «voi», «lui», «lei» si trovano adoperati

  1. Dialoghi d’Amore (Dialoghi dello Speroni, Venezia, 1596, p. 25).
  2. Parma, 1558, p 25.
  3. Caro, Lettere familiari, ed. Cornino, 1734, vol. ii, lett. 77, p. 121.
  4. De arte poetica, v. 52.
  5. Furioso, canto vi, st, 73.