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appendice 189
St. IX, v. 23.                      . . . Al tardo onore
(v. 132)            non sorser gli occhi tuoi; mercé, non danno
l’estrema ora ti fu. Morte domanda
chi nostro mal conobbe, e non ghirlanda.

S’ha rispetto alla congiuntura della morte del Tasso, accaduta quando si disponeva d’incoronarlo in Campidoglio.


St. XI, v. 5.                . . . polo.
(v. 155)

È pigliato all’usanza latina per «cielo». Ma il Vocabolario con questo senso non lo passa. Manco male che la Dafne del Rinuccini, per decreto dello stesso Vocabolario, fa testo nella lingua. Sentite dunque, signori pedagoghi, quello che dice il Rinuccini nella Dafne1: «Non si nasconde in selva Sí dispietata belva, Né su per l’alto polo Spiega le penne a volo augel solingo, Né per le piagge ondose Tra le fere squamose alberga core Che non senta d’Amore». Vi pare che questo polo sia l’artico, o l’antartico o quello della calamita, o l’una delle teste d’un perno e d’una sala da carrozze? Oh bene inghiottitevi questa focaccia soporifera da turarvi le tre gole che avete, e lasciate passare anche questo vocabolo.


St. XII, v. 3. E morte lo scampò dal veder peggio.
(v. 168)

Il Petrarca2: «Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti». Il medesimo in altro luogo3: «Questi in vecchiezza la scampò da morte». Il Passavanti nello Specchio4: «Si facesse beffe di colui che avesse saputa scampar la vita e le cose dalla fortuna, e da’ pericoli del mare». Il Guarini nell’argomento del Pastor fido: «Mentre si sforza per camparlo da morte di provare con sue ragioni ch’egli sia forestiero». Segno questi luoghi per ogni buon rispetto, avendo veduto che la Crusca non mette esempio né di «scampare» né di «campare» costruiti nell’uso attivo col sesto caso oltre il quarto.

  1. Coro 3, v. i.
  2. Sonetto: «Solo e pensoso i piú deserti campi».
  3. Canzone: «Spirto gentil, che quelle membra reggi», stanza i.
  4. Distinzione iii, cap. i (Firenze, 1681, p. 34).