20delle gazzette. Riconobbi e vidi
la pubblica letizia, e le dolcezze
del destino mortal. Vidi l’eccelso
stato e il valor delle terrene cose,
e tutto fiori il corso umano, e vidi 25come nulla quaggiú dispiace e dura.
Né men conobbi ancor gli studi e l’opre
stupende, e il senno, e le virtudi, e l’alto
saver del secol mio. Né vidi meno
da Marrocco al Catai, dall’Orse al Nilo, 30e da Boston a Goa, correr dell’alma
felicitá su l’orme a gara ansando
regni, imperi e ducati; e giá tenerla
o per le chiome fluttuanti, o certo
per l’estremo del boa.11 Cosí vedendo, 35e meditando sovra i larghi fogli
profondamente, del mio grave, antico
errore, e di me stesso, ebbi vergogna.
Auro secolo omai volgono, o Gino,
i fusi delle Parche. Ogni giornale, 40gener vario di lingue e di colonne,
da tutti i lidi lo promette al mondo
concordemente. Universale amore,
ferrate vie, moltiplici commerci,
vapor, tipi e cholèra i piú divisi 45popoli e climi stringeranno insieme.
Né maraviglia fia se pino o quercia
suderá latte e mele, o s’anco al suono
d’un walser danzerá. Tanto la possa
infin qui de’ lambicchi e delle storte, 50e le macchine al cielo emulatrici
crebbero, e tanto cresceranno al tempo
che seguirá; poiché di meglio in meglio
senza fin vola e volerá mai sempre
di Sem, di Cam e di Giapeto il seme.