Pagina:Canti (Leopardi - Donati).djvu/127


XXXII


PALINODIA


AL MARCHESE GINO CAPPONI



     Errai, candido Gino; assai gran tempo,
e di gran lunga errai. Misera e vana
stimai la vita, e sovra l’altre insulsa
la stagion ch’or si volge. Intolleranda
5parve, e fu, la mia lingua alla beata
prole mortal, se dir si dee mortale
l’uomo, o si può. Fra Meraviglia e sdegno,
dall’Eden odorato in cui soggiorna,
rise l’alta progenie, e me negletto
10disse, o mal venturoso, e di piaceri
o incapace o inesperto, il proprio fato
creder comune, e del mio mal consorte
l’umana specie. Alfin per entro il fumo
de’ sigari onorato, al romorio
15de’ crepitanti pasticcini, al grido
militar, di gelati e di bevande
ordinator, fra le percosse tazze
e i branditi cucchiai, viva rifulse
agli occhi miei la giornaliera luce