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114 i. canti

desiar de’ suoi cari il giorno estremo,
per dover egli scemo
rimaner di se stesso;
veder d’in su la soglia levar via
90la diletta persona
con chi passato avrá molt’anni insieme,
e dire a quella addio, senz’altra speme
di riscontrarla ancora
per la mondana via;
95poi solitario, abbandonato in terra,
guardando attorno, all’ore, ai lochi usati,
rimemorar la scorsa compagnia?
Come, ahi, come, o natura, il cor ti soffre
di strappar dalle braccia
100all’amico l’amico,
al fratello il fratello,
la prole al genitore,
all’amante l’amore: e, l’uno estinto,
l’altro in vita serbar? Come potesti
105far necessario in noi
tanto dolor, che sopravviva amando
al mortale il mortal? Ma da natura
altro negli atti suoi
che nostro male o nostro ben si cura.