Morte ti chiama; al cominciar del giorno
l’ultimo istante. Al nido onde ti parti, 20non tornerai. L’aspetto
de’ tuoi dolci parenti
lasci per sempre. Il loco
a cui movi, è sotterra:
ivi fia d’ogni tempo il tuo soggiorno. 25Forse beata sei; ma pur chi mira,
seco pensando, al tuo destin, sospira.
Mai non veder la luce
era, credo, il miglior. Ma nata, al tempo
che reina bellezza si dispiega 30nelle membra e nel volto,
ed incomincia il mondo
verso lei di lontano ad atterrarsi;
in sul fiorir d’ogni speranza, e molto
prima che incontro alla festosa fronte 35i lugubri suoi lampi il ver baleni;
come vapore in nuvoletta accolto
sotto forme fugaci all’orizzonte,
dileguarsi cosí quasi non sorta,
e cangiar con gli oscuri 40silenzi della tomba i dí futuri;
questo, se all’intelletto
appar felice, invade
d’alta pietade ai piú costanti il petto.
Madre temuta e pianta 45dal nascer giá dell’animal famiglia,
natura, illaudabil maraviglia,
che per uccider partorisci e nutri,
se danno è del mortale
immaturo perir, come il consenti 50in quei capi innocenti?
Se ben, perché funesta,