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XXII | discorso proemiale |
Non ostante i suoi pregi innegabili, essa passò quasi sotto silenzio; molti dei successivi editori e commentatori delle opere leopardiane o la ignorarono affatto, tornando per la lezione del testo alla ranieriana e riproducendone gli errori e le manchevolezze, oppure fermandosi alla precedente ediz. barberiana dello stesso Mestica.1
E così, invece di progredire, si tornava indietro; e dopo circa ottant’anni dall'ediz. ranieriana, ben pochi s’accorgevano, in tanto fervore di studi leopardiani, in tanto progresso di metodi critici, che mancava ancora agli studi stessi la base essenziale in una edizione che fermasse, nella maniera più salda e sicura, il testo delle grandi opere, quale fu voluto da ultimo, in séguito a un sudatissimo lavoro di lima, dall’Autore. Non dovrà pertanto sembrare inopportuno e superfluo che un altro, per quanto modesto, cultore di studi leopardiani. spronato a ciò dall’amore pel suo sommo Concittadino e dalla parola incitatrice di un grande maestro e critico sovrano del Leopardi, quale fu Bonaventura Zumbini, si sia accinto già parecchi anni a questo non facile lavoro, che ora, superate difficoltà di vario genere, può dare alla luce soddsfacendo quasi a un debito di onore e adempiendo una solenne promessa.
VI.
E ora sarà pur necessario che si venga a chiarire i criterii, i mezzi e i nodi onde è stata preparata e condotta a presente edizione. — Le varie forme definitive dei Canti si devono cercare nelle varie edizioni che l'A. stesso in sua vita volle e curò; escludendo quindi le
- ↑ Si attennero quasi esclusivamente all'ediz. ranieriana: il BONGHI, nella magnifica ediz. di Roma, 1882, salvo pochi errori corretti; lo SCHERILLO (Hoepli, ‘900) ed altri anche più recenti; invece profittò dell'ediz. Mestica 1906 il TAMBARA per la sua ediz. vallardiana del 1907; e seguì il Mestica del 1886, come aveva già fatto lo STRACCALI, fin dal 1892, il PORENA nella sua 1a ediz, di Tutte le poesie di G. L., Messina, Principato. 1916. Parve volease dare una solenne ediz. critica il DONATI (Bari, Latina, 917) ma in fondo egli non fece che ripetere il Mestica del 1886, usando eslcusivamente dei materiali recanatesi, e aggiungendo di suo molte licenze e inesattezze non lodevoli. (V. in proposito la mia recensione in Rassegna crit. d. letter. ital., Anno XXIII, fascic. 1-6). Un primo passo, ma non troppo avvertito dagli studiosi, feci io con la mia ediz. dei Canti, Sandron, 1917, sia rispetto alla lezione del testo, sia riportando non poche varianti e note inedite; ma quella era un'ediz. fatta con speciale intento scolastico e non intera. Oltre ad altre successive edizz. con commenti ecc., di recente è comparsa un'ediz. di puro testo dei Canti (Firene, Rinascimento del libro, 19277), sotto la direzione di E. BARFUCCI, ediz. bellissima dal lato tipografico, ma che, salvo una quarantina