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xx discorso proemiale


critica di tutte le poesie di G. L.; lavoro che’egli iniziò, e nel quale ebbe ottimo collaboratore il recanatese p. Clemente Benedettucci, valentissimo bibliografo e buon cultore pur esso di studi leopardiani. Se non che due egregi uomini, avvedutisi forse che la loro fatica non poteva non riescire monca e imperfetta per la mancanza quasi assoluta in quel tempo di documenti relativi alla massima parte degli scritti leopardiani; o forse sperando che dopo la morte del Ranieri le carte da lui possedute divenissero senza difficoltà di pubblico dominio;1 quando invece s’accorsero che, per le strane disposizioni testamentarie del Ranieri, il desiderato evento non sarebbe stato così prossimo a verificarsi; dovettero di necessità rinunziare all’impresa.


V.


Si continuò pertanto dagli editori successivi delle opere leopardiane ad esemplare il testo sull’ediz. ranieriana del ’45, finchè le carte napolitane non vennero in dominio del pubblico, e potè vedere la luce lo Zibaldone (1897-1900) e il vol. degli Scritti vari inediti (1898). Non è qui il caso di dilungarsi a mostrare i frutti che arrecarono queste pubblicazioni agli studi leopardiani; e segnatamente i 7 voll., dello Zib., che agli studi suddetti aprirono nuovi e insospettati orizzonti, e determinarono una fervidissima ripresa d’indagini e lavori, continuati con ritmo sempre più accelerato fino ad oggi. Basta, pei nostri scopi, dire che tra coloro i quali poterono primi esaminare e studiare le carte ranieriane, oltre al Carducci, allo Zumbini, al Chiarini, che se ne servirono nei poderosi loro scritti, va posto in evidenza anche Giovanni Mestica, che sentendo come pochi altri l’ammirazione e l’amore pel suo sommo corregionale, dedicò a celebrarne la gloria buona parte delle sue nobili fatiche e della sua produzione letteraria.

Il Mestica aveva già fin dal 1885 cercato di dare un’edizione criticamente corretta delle Poesie del L.,2 tenendo come base gli autogr. recanatesi per le poesie giovanili, e il materiale servito all’ediz. lemonnieriana del ’45 per le opere approvate. Ma, pur correggendo fin

  1. L’A. Traversi, poco dopo eseguito l’inventario delle carte leopardiane dal notaio Delli Ponti, si affrettò a divulgarlo per le stampe (Città di Castello, Lapi, 1888), dando così per il primo di quelle carte un’idea alla grossa, che contribuì ad acuire maggiormente la curiosità e le brame degli studiosi.
  2. Le Poesie di G. L.: nuova ediz. corretta su stampe e mss., con versi inediti, a cura di Giovanni Mestica, Firenze, Barbèra, 1886.