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discorso proemiale XIII

III.


Ma a cotesta edizione critica, condotta «secondo l’ultima volontà dell‘A.», non sopperì adunque bastantemente la lemonnieriana curata nel ‘45 dal Ranieri, il quale, appunto per essere in possesso di tutto il ricchissimo materiale lasciatogli in piena balìa dall’amico, era in grado, meglio di qualunque altro, di darci le opere ultimamente approvate dall’A., nella forma più sicura e più genuina? E di fatti molti studiosi del L., assorti nella soluzione di particolari problemi, credettero in buona fede di potersi cecamente affidare a quel testo, divenuto ormai tradizionale, onde il Ranieri aveva voluto elevare all’amico il più grande e durevole monumento di gloria. Ma possiamo noi oggi, col pretesto dei dovuti riguardi ad un uomo benemerito, accettare a chiusi occhi il lavoro da lui pur fatto con molta cura affettuosa ma non con la necessaria preparazione filologica e critica, senza commettere, verso un altro uomo di così incomparabile grandezza, una grave mancanza, della quale i posteri ci potrebbero chieder conto e infliggere meritato biasimo?


    d. Zibaldone proponeva al Ministro che si facesse un Catalogo descrittivo, ragionato, possibilmente cronologico e storico non solo degli autografi napolitani ma anche dei sinneriani e dei recanatesi, coordinando fra loro questi cataloghi; il che essa riteneva «proprio e primo dovere dello Stato.» Ma effettivamente, se anche qualcuno diede opera parziale a ciò, i risultati ne sono andati dispersi. E quindi assai opportunamente S. E. il Ministro Fedele, incoraggiandoci alla preparazione di questa ediz. critica, ha voluto anche darci l’incarico della compilazione dci suddetti Cataloghi coi quali, e con la compiuta Bibliografia leopardiana che si sta preparando cura della Deputazione di Storia patria per le Marche, si potrà dire adempiuto il voto di quanti si sono occupati o si occuperanno ancore di studi leopardiani. — Intanto però è notevole il fatto che, passati mss. alla Nazionale di Napoli a disposizione di tutti gli studiosi, non fu veramente grande il numero di quelli che si accinsero a consultarli in proporzione almeno di quelli che si commossero al felice evento e pur non dandosi pensiero di esaminar quelle certe, proclamarono che tutto si dovesse pubblicare, senza riserva alcuna.
           Vanno poi ricordate le numerosissime carte più propriamente ranieriane (una congerie di circa ventimila lettere ecc., di cui se due buoni terzi riesciranno inutili agli studi, un terzo avrà certo la sue importanza), passate anch’esse alla Nazion. di Napoli dopo la morte dell’ultima domestica del Ran. Francesca Ignarra (ch’ebbe cura di narrare i particolari della morte del suo padrone alla sig. Elisabetta Brandes in una lettera di cui resta la minuta) le quali carte aspettano di esser numerate, selezionate, ordinate e collocate, per potere esser consultate dagli studiosi. Scelte tra esse, stanno preparando per le stampe numerose lettere di varii al L., e di varii a varii con riferimenti al L. i fratelli Bresciano, bibliotecari d. Nazion. napolitana; lettere che ci auguriamo possano veder presto la luce.