natese nella biblioteca domestica,1 la fiorentina nella biblioteca
Nazionale, e la napolitana parimenti nella bib. Nazionale; oltre ad altre raccolte di minor mole e importanza, e a qualche
ms. sporadico.2 Per quanto concerne lo studio dei Canti e delle Prose artistiche, la raccolta napolitana è di gran lunga la più ricca e veramente fondamentale, come quella che è costituita da mss. di carattere essenzialmente letterario, o portati con sè dall’A. o fattisi spedire dalla famiglia,3 e da lui conservati accuratamente, finchè dopo la
- ↑ Merita menzione anche la collezione di cose, ricordi e cimelii leopardiani della bibl. Municipale di Recanati, che ha tra l’altro i materiali serviti all’ediz. ranieriana del ’45 donatile dal Le Monnier
- ↑ Tra le raccolte minori si deve ricordare quella di Visso; si ha poi autogr. dell’Appressam. della morte nella bib. Univers. di Pavia; quello delle Iscrizioni greche triopee nella Braidense di Milano; e un gruppo di 9 lett. autogr. e alcune schedine di erudiz. giovanile nella Marciana di Venezia. Sappiamo inoltre dall’esistenza di una copia autogr. della Batracom. che era stata offerta da librario antiquario De Marinis di Firenze alla Nazion. di Napoli in cambio di tre prezioni incunaboli, cambio che per l’opposizione della legge non fu potuto accettare. Altri mss. non sappiamo se e dove esistano, specialmente tra quelli che servirono da originali alle stampe, come quello delle prime dieci canzz., quello del Petrarca, della Crestomazia, la note di lingue cedute al Manuzzi pel suo Vocabolario, e via dicendo; senza contare gli autografi delle lettere, sparsi un po’ da per tutto. Recentissimamente, sono venuti fuori, di tra le carte lasciate dal Ranieri, due preziosi esemplari a stampa, uno della traduz. fatta dal L. del II lib. d. Eneide (Milano, Pirotta, 1817), l’altro dell’Inno a Nettuno (Milano, A. F. Stella, 1817), con molte correzz. a penna di mano dell’A.: oltre a quattro lettere autogr. del L. al Ran., testè pubblicate da G. Bresciano nel Giorn. stor. d. lett. ital., vol LXXXIX, pp. 136 sgg.
- ↑ Dalla lettera di Giacomo a Carlo da Bologna, del 9 novembre ’25 (Ep., II, 355), si rileva che G. aveva dovuto portare con sè a Bologna, Milano ecc., quando partì verso la meta del luglio ’25 da Recanati con l’intenzione di non farvi ritorno se non provvisorio, una buona parte delle carte e mss. suoi che potessero da un momento all’altro servirgli; e che tutti gli altri lavori mss. e stampati rimasti a casa se li fece inviare da Carlo a Bologna con la suddetta lettera, in occasione della divinata stampa di tutte le sue Opere che poi sfumò. Cosicchè dopo quest’epoca a Recanati non rimasero se non gli scritti puerili e i giovanili, avendo il L. chiesti tutti i suoi lavori compiuti «dal 1815 (inclusive) in poi». Che il L. avesse già con sè «tutte le altre cose», emerge da una lettera successiva (Ep., II, 359), nella quale egli assicura Carlo di aver ricevuto il pacco con le cose chieste, tranne «il Virgilio e l’Inno postillati», i quali gli dirà poi come bisogni spedirli. In un’altra, pure da Bologna a Carlo, dei 6 genn. ’26 (Ep., II, 378), G. si fa mandare un involto dei mss. delle cose pubblicate nello Spettatore, e in particolare chiede «i mss. del Discorso sopra Mosco, del discorso sopra la Batacom., sopra Orazio, sopra la Titanom. di Esiodo, con la stessa Titanom. in versi, e dell’artic. sopra il Salterio ebraico dei Venturi.»: tutti i quali mss. furon poi trovati fra le carte napolitane. E in un’altra a Carlo dei 13 febbr. ’26, mentre lo assicura di aver ricevuto il pacco (dei mss. precedentemente inviatigli), gli chiede oltre alle copie rimanenti delle sue Canzoni anche «la prima copia del Saggio sugli err. pop. d. antichi»;