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quale per tutta Italia fu accolto ogni nuovo consiglio, studiati i metodi ed in tempo brevissimo mandati ad effetto. Non avvi direi quasi madre che nol tentasse almeno, se certe evidenti ed improvise cause severamente non l’abbia loro vietato. La conoscenza de’ fatti per me stessa, e per recentissime rispettabili asserzioni, mi danno ampio diritto a garantirlo solennemente 1.

  1. Fino dal 1790 in Ferrara mia patria, ed in molti altri luoghi furono fatti dei tentativi affine di riescire nella utile pratica di allattare i proprj figli, e qui siami concesso di ricordare la mia rispettabile madre, che fra le prime ne diede esempio, sebbene di gracile complessione, e non usa fino allora a tali metodi. Nel 1796 traslocò mio padre la propria famiglia in Venezia, ed ivi fui testimonio dell’arrivo di molte dame, e fra queste di D. Catterina Agosti moglie del principe Fabio Gonzaga, della Marchesa Teresa Taxis Valenti, colla cognata Principessa Taxis, della Marchesa Maffei nata Canossa, le quali tutte, fuggendo gli orrori della guerra, e ricovrandosi in quella Capitale, ivi si recavano co’ figli loro, dei quali erano fatte nudrici amorose. Al mio giugnere in Mantova, qualche anno dopo, trovai accolto generalmente quest’uso, e fra le infinite madri che io qui potrei annoverare, piacemi di far menzione della Contessa Anna Arrivabene di Gazoldo, cara, dolce compagna della mia giovinezza; la quale a me tolta, alla patria, alla famiglia nel suo ventiquattresimo anno, aveva già allevati due figli; tale metodo era già stabilito generalmente al mio ritorno in patria, e le giovani spose figlie d’altre città Italiane, tutte si arrendevano alla persuasione dell’utile, ed al desiderio di riescirvi.