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A
LADY MORGHAN
Figlia di possente e grande Nazione, ora a Voi indirizzo le mie parole, nè fra voi e me altro giudice invoco che la verità: niun rancore nel mio cuore s’annida, ch’egli sarebbe oltraggio fra il nostro sesso il parlare sferzando; quindi voi troverete giusto e mite il mio discorso, ma non disgiunto da quella dignità che distingue le Italiane, quali figlie delle auguste prime Romane madri. Vestita di questo carattere io mi presento a Voi, e coll’animo lieto di poter sanare senza gravemente ferire.
Non moverò lagnanza perchè degli usi nostri abbiate fatta menzione, che non è raro fra i popoli stranieri, al rivedere le amate paterne case, rallegrare i gratulanti amici e i parenti coll’enfatico racconto delle vedute cose; ma il volgere in ridicolo gli usi dei popoli salutali, la severità santa de’ costumi, la morale calunniarne ed alla eterna memoria delle stampe affidarla, non può da me essere passato in vergognoso silenzio.
Bene egli è vero che non la prima voi siete a porgere sì tristo esempio, ma altri molti il diedero