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appresso, non si mostravano per nulla gelosi, chè anzi sembrava che il marito decantasse i vezzi della moglie, il fratello quelli della sorella, il padre quelli della figlia, e l’amante quelli della sua amata.»

I Tasmaniani erano affatto sprovveduti di idee e di sentimenti morali. L’assassinio, lungi dall’essere a Figi un fatto accidentale, è abituale e sistematico, e conta fra gli avvenimenti ordinarii della vita. Un Figiano non si crede mai sicuro quando ha dietro di sè uno sconosciuto; e l’arrivare ad essere un assassino famigerato è la cosa più ambita da un Figiano. Nell’isola di Vanna Levu v’erano ben pochi abitanti, tanto uomini che donne, che non avessero commesso un assassinio; colà una delle prime lezioni che si dànno ad un fanciullo si è d’insegnargli a percuotere sua madre. I Tahitiani non hanno nè leggi, nè Corti di giustizia; e poca importanza hanno fra loro la sicurezza personale e i diritti della proprietà privata. Essi sono assolutamente privi di ogni idea di decenza. Nel valutare il carattere morale dei selvaggi, conviene ricordarsi che non solo fra loro la regola del bene e del male era ed è ancora in molti casi assai lontana dalla nostra, ma anche che molti di loro possono appena venire considerati come esseri responsabili, e non posseggono nessuna nozione, anche difettosa e vaga, della rettitudine morale.

Nei Tonga l’idea del buono è espressa con quella del robusto. Un giorno un convertito Dacota presentavasi ai missionarii chiedendo il battesimo, ma fu respinto perchè poligamo. Alcuni mesi dopo ritornava dicendo che non aveva più mogli, e quindi era in piena regola colla Chiesa. «