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Indiani dell’America settentrionale ed in altri popoli. Chi arrossisce di vergogna, abbassa gli occhi, volge la faccia altrove o cerca di nasconderla colle mani.

Fra i modi di esprimere i sentimenti non va dimenticato il ballo, che è diffuso in tutte le razze umane, talvolta caratteristico, e che presso i selvaggi non è, come da noi, un semplice pretesto di avvicinamento dei due sessi, ma una cosa seria ed importante. Esso è, dice Robertson, un’occupazione che ha parte in qualunque atto della vita pubblica o privata. Se due tribù americane sono poste nella necessità di stringere relazioni l’una coll’altra, gli ambasciatori dell’una si avvicinano ed eseguiscono un ballo solenne e presentano il calumet o emblema di pace; i sachem dell’altra tribù lo ricevono colla stessa cerimonia. Se dichiarano la guerra ad un nemico, lo fanno con un ballo che esprime il risentimento che provano e la vendetta che meditano. Se si tratta di placare l’ira degli Dei, o di celebrare i loro benefizii, se bisogna rallegrarsi della nascita di un figliuolo, o piangere la morte di un amico, hanno balli appropriati ad ognuna di queste situazioni e che esprimono i diversi sentimenti dei quali sono animati. Se un individuo è indisposto, gli si prescrive il ballo come il miglior mezzo per ricuperare la salute; se egli non può sopportare la fatica di un tale esercizio, il medico o mago lo eseguisce in suo nome, come se la virtù della sua attività potesse trasfondersi nel malato. I balli presso i popoli selvaggi sono sovente faticosi e quasi sempre romorosi; fa maraviglia il vedere, come quest’avanzo di gusti depravati non sia ancora scomparso dalle società civili.

La moralità. — Si potrebbe credere che nessuna razza umana fosse al tutto sprovvista di