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insieme naturali sentimenti dell’uomo civile; e tuttavia, per tale riguardo, molti uomini stanno al disotto degli animali.

Quanto il selvaggio possa trovarsi ad un basso livello nell’amore verso il prossimo, ce lo prova il cannibalismo che fu praticato in tempi andati ed è praticato anche oggidì da parecchie barbare tribù. Ai tempi di Strabone gli Irlandesi erano cannibali, e consideravano come un atto lodevole mangiare i propri parenti. San Girolamo ci racconta, che gli Scoti, sebbene avessero a loro disposizione dei porci e dei bovi, tuttavia mangiavano carne umana, preferendo ad ogni altra parte le natiche dei fanciulli e le mammelle delle donne. Il cannibalismo era in tempi remoti praticato anche in Italia.

Anche oggidì l’antropofagia è molto estesa. Essa è tanto inveterata presso i Figiani, ch’essi non possono fare un maggiore elogio di un manicaretto che dicendo che è tenero come un uomo morto. Inoltre, la delicatezza del loro gusto è tanta, che sdegnano la carne dei bianchi, preferiscono quella delle donne a quella dell’uomo, e considerano l’avambraccio e la coscia come i pezzi più gustosi; e ne sono tanto ghiotti che serbano la carne umana pei soli uomini, giacchè, secondo loro, lo donne non sono degne di pascersene. Quando il re dà un banchetto, uno dei piatti è sempre composto di questo cibo, e quantunque i corpi dei nemici uccisi sul campo di battaglia vengano sempre mangiati, non sono punto sufficienti, e si ingrassano schiavi per venderli sui mercato.

Gli Indigeni della Terra del Fuoco sono pure cannibali; quasi sempre in guerra colle tribù