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del bambino, congiunta al peso del ventre di solito voluminoso, in seguito a cui la colonna vertebrale assume la forma che ha nell’adulto, le gambe si distendono, le braccia si staccano nettamente, ed il petto si appiattisce. Il bambino deve anche imparare a stare sui piedi, stazione che non gli è dapprima concessa, ad apprendere la quale contribuisce efficacemente la mano. Il bambino, cioè, tenendosi colle mani agli oggetti che lo circondano, prova e riprova a camminare, e questo esercizio lo conduce a grado a grado alla stazione eretta dei suoi genitori.

Il bambino progredisce in seguito coll’imitazione, coll’esercizio e coll’esperienza. All’età di tre mesi stende le mani verso gli oggetti che gli piacciono, e cerca di portarli alla bocca; a quattro o cinque mesi riconosce i suoi genitori e le altre persone che lo circondano, ed in questa stessa età sogna talvolta, ciò che prova che la sua memoria comincia a formarsi. È probabile che il primo oggetto sognato sia il seno della nutrice, perchè vediamo il bambino, durante il sonno, muovere le labbra in attitudine di succhiare. Il primo sorriso spunta sul suo volto in età assai tenera, talvolta già nel secondo o terzo mese, altro volte un po’ più tardi. All’età di sette od otto mesi esso incomincia a trastullarsi con oggetti estranei, ma non ha ancora il desiderio di possederli. Appena nato il bambino grida, più tardi balbetta, e solo all’età di un anno circa pronuncia dei suoni articolati. La vocale che prima e meglio fa sentire è l'a, l’ultima la i; delle consonanti la prima è la m, la ultime sono la s e la r. Coll’acquisto della favella apresi al bambino ed al ragazzo un nuovo mondo: imperocchè