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un cranio rotondo; nell’oasi di Waregh, al 32° latitudine sud, ha la cute dei Negri; e nell’Abissinia ha perfino il naso schiacciato e la capigliatura lanosa.

È ben naturale che cotesti cambiamenti non si compiano, se le condizioni di vita restano inalterate. In allora domina sovrano il principio dell’ereditarietà dei caratteri, e noi vediamo una razza rimanere immutata per molti secoli. Così i Negri schiavi dipinti sulle mura dell’antica Babilonia somigliano perfettamente ai Negri odierni; e nelle mura di Ninive o nelle piramidi egizie si vedono dei gruppi di Ebrei che non sono diversi da quelli de’ tempi presenti.

Dopo quello che fu detto sembra probabile, che in origine apparisse un’unica razza umana, la quale si diffuse sopra un’ampia superficie, e fu posta così in condizioni di vita molto differenti. Per queste condizioni di vita non intendiamo solamente le più manifeste, come il clima, l’umidità, il suolo, il nutrimento, ecc.; ma anche le più recondite, quelle cioè che agiscono sull’embrione, quelle che dipendono dal parassitismo animale e vegetale, e quelle che scaturiscono dai rapporti cogli altri organismi. Questa razza, posta in condizioni di vita diverse, diede origine ad altre razze, il cui numero poi s’accrebbe anche per effetto dell’incrocio.

Ammessa quest’opinione, può chiedersi quale fosse la prima sede dell’umanità, il così detto paradiso? Noi non lo sappiamo. Alcuni naturalisti credono che fosse un continente (Lemuria) che a mezzodì dell’Asia si estendeva dall’isola di Madagascar e dalla costa orientale dell’Africa fino alle Indie posteriori ed alle isole della