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mutarsi nel corso dei secoli. Supponiamo che la prima razza umana fosse nera; chi potrebbe sostenere la impossibilità che poi divenisse bianca? Noi vediamo anche oggidì presso lo tribù nere i capi e le donne assumere un colore più chiaro, perchè si espongono meno alla azione del sole e passano gran parte del giorno entro capanne; come d’altra parte vediamo farsi bruno l’Italiano e lo Spagnuolo, sopratutto se è molto esposto all’azione della luce. Il cranio, il quale si modella sul cervello, può cambiare forma in relazione alle facoltà mentali che vengono esercitate. Il clima agisce potentemente sul pelo e sui capelli, di che ne abbiamo le prove in molti animali. La statura, la forma del naso, la larghezza della bocca e dell’apertura degli occhi, le proporzioni del corpo, ecc., sono tutti caratteri soggetti a variare in ogni razza, per cui in alcuna possono facilmente raggiungere tale sviluppo da servire alla classificazione.

Gli effetti delle condizioni della vita sull’uomo possono essere dimostrati con molti fatti. Così il Negro, trasportato in America, perde alquanto del suo prognatismo, il cranio diviene più sottile e meno allungato, i capelli si fanno meno crespi, le labbra meno tumide, il naso più diritto; e alla faccia ed alle orecchie la cute perde della sua nerezza. Il moderno Americano del Nord, o yanckee, è fisicamente diverso dall’Anglo-sassone, da cui deriva. La sua pelle è divenuta più oscura, i capelli più neri e più ruvidi, il collo più lungo, la testa più rotondata, gli zigomi più sporgenti, e le dita così allungate che i guanti per essi in Francia si fanno su modelli differenti che per gli Europei. Insieme