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allarga di continuo i confini artificiali che la rinchiudono, avviandosi, colle armi della pace, al conseguimento de’ suoi confini naturali.

Che i diversi popoli dovessero lasciare delle traccie durature della loro presenza nelle varie parti d’Italia, era cosa facile a prevedersi. Nondimeno voglio dimostrarlo con qualche fatto attinto all’opera del Nicolucci sull’antropologia dell’Italia.

Il cranio ligure è eminentemente brachicefalo, avendo il suo indice cefalico il valore medio di 85. Il profilo della sua calvaria è presso a poco emisferico, e l’occipite discende rapidamente ed è schiacciato e depresso, anzi che più o meno prominente, come negli altri cranii italici brachicefali. Questo tipo craniale si conserva anche oggidì tanto in Liguria che in Piemonte, regioni dove non è cancellata la robusta virilità dei Liguri, che difesero lungamente e con valore la loro indipendenza contro la potestà dei Romani.

Anche gli Etruschi hanno lasciato traccie del loro tipo fisico. «Vere teste etrusche, dice il Nicolucci, esistono anche oggi in Toscana, e chi si faccia a visitarne i paesi, sopratutto i contadi lontani da’ centri maggiori, vi troverà tipi somigliantissimi a quelli che si vedono effigiati nelle tombe etrusche, nelle terrecotte, e ne’ monumenti scolpiti in marmo o fusi in bronzo di quella celebre nazione.» Dante e Petrarca avevano cranii decisamente etruschi.

Del tipo etnico de’ Magno-Greci s’incontrano ancora oggi traccie manifeste in mezzo alle popolazioni littoranee calabri e pugliesi, e negli