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negli arti addominali dei primati, ma nulla più. Il termine di mano ha un significato fisiologico. Ora l’anatomia comparata c’insegna, che organi diversissimi possono essere analoghi, ossia compiere la medesima funzione, così che una mano potrebbe perfino non essere parte di un arto e trovarsi in animali di serie diversa, p. es., negli aracnidi o crostacei. In un senso più largo si è chiamata mano la proboscide dell’elefante colla sua appendice digitiforme, e la coda delle scimie fu detta una quinta mano. Se noi chiamiamo piede quell’estremità, in cui l’alluce costituisce il sostegno durante la stazione ed il cammino, e che serve a mutare il passo, l’uomo ha due piedi, e lo scimie ne mancano; e se chiamiamo mano quella estremità, in cui il pollice può allontanarsi dalle altre dita in seguito ad una particolare struttura, ed opporsi alle medesime allo scopo di prensione, l’uomo ha due mani e le scimie ne hanno quattro.

In stretto nesso colla differenza sopra esposta stanno nell’uomo i seguenti caratteri:

1.° La cortezza e debolezza degli arti superiori, i quali invece sono lunghi e robusti nel gorilla, e più ancora nelle altre scimie antropomorfe. Questi arti nell’uomo sono meschini e deboli, confrontati cogli inferiori. Se l’uomo volesse camminare su tutte e quattro le estremità, egli batterebbe col ginocchio il terreno, e pel calibro delle arterie carotidi, che portano il sangue al capo, sarebbe in grave pericolo di perire per apoplessia.