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66 | scelta di poesie filosofiche |
madrigale 2
Cercar il cibo e prepararlo al ventre,
Palla seguire e Venere in gran pena,
e la propria sostanza in lei deporre;
cittá abitar, che tanti gusti affrena;
pugnar per lei, e ben far ad altri; mentre
Sommo Ben non movesse il senno a tôrre
tante brighe, vorria prenderle nullo.
Ma il viver sempre, ch’indi viensi a côrre,
in sé, o nella fama o nelli figli,
dolzor diede a’ perigli,
ed agli agi scompigli.
Cosí noi or la sferza, or il trastullo,
perch’egli impari, usiamo col fanciullo.
Palla dunque non ha, Venere o Bacco
gioie per sé, ma a questo fin piú altèro:
onde attuffan, s’è voto o colmo il sacco;
e spesso è lor preposto il dolor fiero.
Mostra che la vita sia il Sommo Bene, poiché lo studio delle scienze, ch’è Pallade, e di Venere, ch’è il far figli, e di viver nella Republica, e pugnar e morir per quella, son per tal fine, di viver sempre in sé o ne’ figli o nella fama: ciò che fa gli pericoli gioiosi, e gli spassi odiosi, in quanto quelli servano e questi strugghino. E che il Sommo Bene ci guida a sé con tale gioie e dolori, come noi il fanciullo con le carezze e con la sferza. E che la sapienza non è sommo bene, né la voluttá, come pensò Aristotile ed Epicuro; perché questi sono ordinati al Sommo Bene e lo seguono. Onde Venere e Palla ci attuffano o addolorano, e ’l dolore è anteposto alla voluttá che ci corrompe; ma la vita mai ci dá altro che gioia, se ben può senza quella essere vita.