Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
scelta di poesie filosofiche | 45 |
chi al morir si richiama;
il che di vita in vita è gire errante,
ché la spera vital sempr’è piú innante.
Ma le tre influenze abbreviâro
il saper delle parti, ond’esse, incerte
degli altri esseri e vite, solo amâro
la propria ed abborrir di farsi esperte.
Mostra che ’l caos ha preceduto, almeno d’origine, se non di tempo, e che Dio Monotriade lo ridusse ad ordine e fece il mondo; e, ch’influendo il fato, l’armonia e la necessitá, sciolse gli sopiti proprincipi partecipati, che son Possanza, Senno ed Amore, e gli fece diventare natura e fabbri e semente delle cose. E pruova ch’ogni ente sia d’essi composto, perché è, in quanto può e sa e vuole essere; e, se perde il potere o il sapere o ’l voler essere, subito muore o si trasmuta. E questo è passar di vita in vita: perché l’acqua, fatta fuoco, vive la vita di fuoco, e non si può andar fuori dalla sfera dell’essere, secondo l’autore ed Agostino, De cognitione verae vitae. E, perché il fato, l’armonia e necessitá abbracciâro il saper degli enti secondi, non sanno il gusto dell’altra vita, ch’a lor succede, e però non amano morire e trasmutarsi mai.
madrigale 3
Il primo Ente divino, uno, immortale,
tranquillo sempre, è l’infinito Bene,
proprio oggetto adeguato del su’ Amore.
Or, perché ogn’esser da quel primo viene,
è buono e lieto oggetto naturale
del proprio amor, tal ch’egli ama il Fattore,
se stesso amando, di cui è certa imago.
E però s’ama d’infinito ardore,
bramando farsi infinito ed eterno,
ché è tal l’Autor superno.
Quinci nasce odio interno
contra ’l morire in chi non è presago