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nota 301


di quei frati giramondo, nelle cui tasche ampie e profonde della tonaca si possono trovare tante cose disparate. Egli non badò alla incongruenza temporale, o se badò fece un’alzata di spalle. Nel Syntagma, che pure dovrebb’essere un catalogo ragionato delle proprie opere, non ci sono incongruenze ben piú grosse lasciate correre per trascuratezza?

Le questioni attinenti a questa poesia non sono ancora terminate. Si è parlato a varie riprese della persona, a cui la poesia è dedicata; ma chi sia precisamente questo Berillo rimane ancora un mistero. Invano ci si affaticò intorno l’Amabile con un lavoro pazientissimo di ricerche, dalle quali per altro a lui parve di poter trarre una designazione poco piú che ipotetica. Come il lettore avrá visto, la nota apposta dal Campanella al commiato della canzone dice: «Berillo è don Brigo di Pavia, di santitá e caritá ed amicizia singolare con esso lui». L’Amabile, al termine delle sue ricerche, si convinse che «Brigo» poteva rappresentare una storpiatura di altro nome: assai probabilmente — tenuto conto delle caratteristiche della calligrafia del Campanella. — «Hugo», erroneamente trascritto dall’Adami nel preparare l’edizione della Scelta. E l’Amabile concludeva congetturando l’esistenza di un Ugo Berillario, dell’ordine dei basiliani (Am. Cast., I, pp. 48-49).

A questa ipotesi il Gentile obbietta: «Sarebbe strano che il Campanella, il quale tante correzioni fece nell’esemplare della Scelta che si conserva nella Biblioteca dei Gerolamini, non notasse questo errore di un Brigo, non mai da lui conosciuto, creato dall’Adami. E a me pare evidente che l’espressione «Berillo vivo» del commiato non avrebbe senso, se Berillo non fosse un soprannome dato dal Campanella a don Brigo, non nel senso generico di «berillus» = «pietra preziosa» (come prima credette l’Amabile, quasi fosse un vezzeggiativo), ma in quello, ben appropriato al confessore, di «occhiale»; senso, in cui la parola era stata usata, nello scritto De beryllo, dal Cusano, certamente noto al Campanella, che cita spesso questo scritto» (Gent., I, p. 276).

A parte ciò che è qui detto intorno alle molte correzioni fatte dal Campanella nell’esemplare della Biblioteca dei Gerolamini (sul che vedi appresso, p. 303), l’obbiezione del Gentile ha un peso non trascurabile; però solo nei riguardi della ricostruzione ipotetica del nome «Brigo» fatta dall’Amabile. Il nocciolo della questione, che ancora non riusciamo ad intaccare, resta questo: l’esposizione al madr. 13 dice in modo esplicito «Berillo è don Brigo di Pavia»,