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nota 299


si chiusero dietro le sue spalle le porte inchiavardate di Castel S. Elmo abbia stabilito di non usarla piú? Anche l’Amabile si è posta questa domanda, e vi ha risposto negativamente1 . A parte le prove di fatto che l’Amabile si è ingegnato di dare con la profonda conoscenza che aveva dell’argomento, a me pare che in questo caso la questione si possa risolvere rifacendosi un poco ai modi come, in genere, una immagine nasce e sarei per dire si fa la sua casa nella fantasia del poeta. Se si riflette alla cosa da questo lato appare evidente che la prima volta il felice ricordo prometaico germinò come una vera e propria immagine poetica; dopo divenne una ripetizione, una frase fatta, adoperata meccanicamente anche per ragioni pratiche (fare impressione sul lettore, che poteva essere uno sperato soccorritore). Tuttavia la frase aveva ormai messo radice, e il poeta amava questa sua figliuola, l’accarezzava con soddisfazione ed ogni tanto la riprendeva dal suo repertorio poetico2.

Quindi la parola «Caucaso» ci offre solo un termine ante quem: possiamo dire che non prima del 1606 sia stata usata dal Campanella. Ma quando abbia smesso di usarla precisamente non sappiamo e non potremmo mai fissare con una data, perché sarebbe anormale che il poeta avesse deciso di non usarla piú da un certo giorno preciso.

Argomento di maggior peso è quello riguardante la persona di Berillo. Non può non fare in realtá una certa impressione che in una poesia del 1613 si parli e ci si rivolga ad una persona, con la quale si sono avuti rapporti sette anni prima. Questi rapporti continuavano tuttavia nel 1613? Non pare o comunque non ci consta. L’Amabile su questo punto sorvola, e solo propende a posticipare il piú possibile la data di composizione di quell’opera (la redazione italiana del De sensu rerum), in cui Berillo è un’altra volta nominato (vedi p. 296).

Cosa concludere?

Tanto l’Amabile quanto il Gentile a me pare che siano partiti da due premesse, che hanno sviato il loro acume di ricercatori:

  1. Am. T. C., II, pp. 418-19;Am. Cod., p. 128.
  2. Un altro esempio si può citare per analogia. Di un’altra immagine mitologica si serve il C. nel son. all’Adami, che è del 1613 (n. 70 della Scelta): quella di Ulisse nella caverna di Polifemo («ciclopea caverna»). Venticinque anni dopo l’immagine ritorna nei vv. 101-102 dell’Ecloga.