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IV
Con la ristampa D’Ancona si chiude il periodo della ricostruzione congetturale, a tastoni, del testo delle poesie campanelliane. Diciassett’anni dopo appariva il libro sul Codice delle lettere del Campanella, etc., con cui l’illustre scienziato e storico Luigi Amabile metteva la prima pietra del monumento da lui innalzato allo stilese con le ricerche indefesse e le poderose opere che seguirono.
Per quello che riguarda il Campanella poeta l’Amabile fece due scoperte fondamentali, che lo misero in grado di fornire finalmente quegli strumenti di comparazione e accertamento indispensabili per una metodica esplorazione filologica:
1. Un nuovo esemplare della prima edizione, recante delle peculiaritá di eccezionale valore;
2. Un codice manoscritto di poesie campanelliane, per la massima parte inedite.
La prima scoperta fu fatta nella Biblioteca dei Gerolamini di Napoli, nel fondo, che costituí giá la biblioteca del celebre economista e bibliofilo Giuseppe Valletta, acquistata dopo la sua morte, ai primi del Settecento, da quei padri oratoriani1. Dandone annunzio nel suo libro su Il codice delle lettere etc., l’Amabile con legittima soddisfazione scriveva:
«Può... facilmente immaginarsi la nostra sorpresa, e diremo anche il nostro rossore, nel trovarcelo non ha guari a casa [dopo averlo ricercato in tanti paesi], nella Biblioteca dei PP. Gerolamini, dove mai avevamo saputo che fosse, mentre pure da tutti era stato desiderato oltremodo, per averne un po’ di luce su’ manifesti errori corsi in gran copia nella edizione dell’Orelli. Ma difficilmente potrá intendersi la nostra ulteriore sorpresa, nel rilevare di primo tratto, guardando il frontispizio e poi alcune pagine di questo esemplare, che esso ha dovuto appartenere al Campanella, da cui è stato cifrato e corretto a penna in molti luoghi» (p. 99).
- ↑ Il libro da lui posseduto era semplicemente cit. dal V. in una sua opera, che aveva fatta anche stampare, ma non vide la luce. E da presumere che il Vico, assiduo in quella casa, abbia avuto sotto gli occhi il libro, sebbene non se ne trovi menzione nelle sue opp. Cfr. Gent., I, p. 294, e per esaurienti notizie sul Valletta vedi B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, Bari, Laterza, 1927, pp. 278-80.