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poesie postume | 253 |
da un teologo venduto, e non in nome tuo, che tu non pecchi e che puoi farlo; e mandasti libelli pertutto, senza titolo di autori né di stampatori né del luogo dove si fecino queste canzoni a gloria tua. Onde o hai voluto provocare a gelosia Dio e il suo vicario, perché condiscendessero ad approbar le leggi tue sopra le leggi divine: ma tu per questo vedrai che Dio e il suo vicario provocaranno te a gloria tale, che, come servo fuggitivo, e non come figlia, sarai esclusa dall’onor loro, in questo e nell’altro secolo; overo hai voluto provocare la donna di Toscana, la mantovana, l’urbinate, la modenesa, la francese e la spagnuola a far il simile, affinché la colpa commune non fusse con pena o con vergogna. Hai visto come è dotto questo tuo teologo cantanbanco del demonio? Che ha lasciato di vituperio e d’impietá senza cantarlo per onesto e pio? Tutte,le apostasie e scisme e fondamenti d’eresie, nelle quali andâro a ruina i boemi, bavari, Federighi, Arrighi, Niceforo, Giuliano apostata, egli accumulò, profeta di Iezabel e d’Attalia; ha scorporato gli Marsili, gli Wicleffi, gli Luteri, gli Arrighi e tutti gli dannati, per cavar laude dell’iniquitá, per celebrar lo scisma, per contaminar li sacri canoni, per gittar a terra li concili dello Spirito santo, le regole delli padri antichi, la filosofia di Cristo, Prima Ragione. E tu saltasti e ballasti, a questa canzone, e non ti vergognasti, ma peccatum tuum sicut Sodoma praedicasti.
Ora ti dice Dio: — Quomodo dicis: — Non sum pollata, post Bahalim non ambulavi?— Vidi vias tuas. — E tu presto, prestissimo dirai a chi ti chiama a penitenza: — Desperavi. Nequaquam faciam! Adamavi quippe alienigenas, post eos ambulabo. — A questo cade sempre chi non resiste alle prime tentazioni; e peggio, poiché vuol difendere il suo mal fatto per ben fatto, e chi vuol mostrar di non aver errato. Quando poi è convinto di errore, si ride; e torna a raddoppiarlo per mostrar che è cosa buona, degna d’essere reiterata la sua faccenda; poi, cum in profundum venerit, contemnit: convoca a sé li consiglieri mendaci, qui loquuntur placentia, e gli amici finti e li malfattori a sé simili nella colpa medesima; fa lega con quelli, e si gloria in concilio vanitatis d’aver rotto il giogo del pudore e della modestia e della ragione e del Padre amoroso. Così convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius, dicendo: — Dirumpamus vincula eorum, proiiciamus a nobis iugum ipsorum; — ma sappi, Venezia, che qui habitat in coelis irridebit eos, e che nullo cattolico fará lega con