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230 | poesie postume |
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Sonetto al papa
Tu sei del sommo Iddio vicario in terra,
Clemente; e perché lasci il Campanella
da marrani e giudei, gente rubella
all’altissimo Sir, metter sotterra?
Non vedi congiurati a farli guerra
i nemici alla patria Italia bella,
ch’egli al valor antico rinovella,
dove il zelante suo parlar s’afferra?
Né contra Dio, né contra il re congiura
chi i ribaldi ministri suoi riprende,
né chi predice lor trista ventura.
Geremia e Michea via piú gli offende,
Brigida con Gioachin: pigli la cura
pria contra lor, chi contra quel pretende.
22
Sonetto in lode del signor Cesare Spinola
Pompa della natura, onor d’Iddio,
splendor d’Italia e di sue ninfe Adone,
tra cavalier magnanimo campione,
difensor di virtú, Spinola mio,
t’offero, ringraziando, in atto pio
sacrifizio di musico sermone
del Campanella per la defensione
contra lo stuol traditoresco e rio.
La porta apristi donde il Ciel l’inspira
forza, amor, vita al sentimento afflitto
d’invidia e gelosia, vincendo l’ira.
Convenia sol al tuo valor invitto
tanta impresa per lui, che ’l mondo ammira
piú ch’i gran savi suoi Grecia ed Egitto.