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166 | scelta di poesie filosofiche |
ch’è monotriade. E quel ch’all’esser chiama,
partecipando tre eminenze, corre,
pur limitato sempre dal niente,
all’esser suo finito,
che sta in quello infinito
esser, eterno, solo, independente,
che creò, come base
d’ogni essenza seconda,
lo spazio, immenso vase,
ch’è penetrato, penetra e circonda.
Pruova che l’essere viene dal potere, sapere ed amare, e ’l non-essere dal non-potere, non-sapere ed odiare per sé, ma dal Primo Ente per accidente, in quanto toglie il potere o il sapere o l’amore, ma non lo annichila. E che, nascendo da lui, piglia ogni ente partecipazione di queste tre primalitá; ma, finite, vengono a lui per la partecipazion del niente, che ha le sue opposte primalitá; e che pure l’ente nato sta nel Primo Ente, e non fuori. E che il luogo è base dell’essere delli secondi enti, che penetra incorporalmente, e, penetrato, è corporalmente e cinge tutto.
madrigale 6
Quando di contener virtú donasti
al luogo, e dal tuo Senno senso prese,
e dall’Amor amor di farsi pieno,
la gran mole corporea ingenerasti,
delle virtuti agenti atta all’imprese,
in due triadi consimili a quel seno.
Poscia i maschi, possenti,
che di lei due elementi,
cielo e terra, formâro: e del piú e meno
di lor gare e rovine
ogni mistura uscìa,
Dio influendo, a tal fine,
necessitate, Fato ed Armonia.