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158 | scelta di poesie filosofiche |
madrigale 3
Io merito in niente esser disfatto,
Signor mio, quando penso
l’opere prave mie e ’l perverso senso.
Poi, mirando ch’io son pur tua fattura,
che tocca riconciarla a chi l’ha fatto,
ch’io bramo esser rifatto
nel tuo cospetto nuova creatura,
questa sola ragion sola mi resta.
Onde sol fine al mio lungo tormento
chieggio, non quella festa,
né del prodigo figlio il gran contento.
madrigale 4
Io mi credevo Dio tener in mano,
non seguitando Dio,
ma l’argute ragion del senno mio,
che a me ed a tanti ministrâr la morte.
Benché sagace e pio, l’ingegno umano
divien cieco e profano,
se pensa migliorar la comun sorte,
pria che mostrarti a’ sensi suoi Dio vero,
e mandarlo ed armarlo non ti degni,
come tuo messaggiero,
di miracolo e prove e contrassegni.
Niuno deve predicare novitá o cose donde pensa che s’abbia a migliorare la Repubblica, se da Dio visibilmente non è mandato, e come Moise, armato di miracoli e contrassegni, ecc.