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scelta di poesie filosofiche | 107 |
Con vanni in terra oppressi al ciel men volo,
in mesta carne d’animo giocondo;
e, se talor m’abbassa il grave pondo,
l’ale pur m’alzan sopra il duro suolo.
La dubbia guerra fa le virtú cónte.
Breve è verso l’eterno ogn’altro tempo,
e nulla è piú leggier ch’un grato peso 1.
Porto dell’amor mio l’imago in fronte,
sicuro d’arrivar lieto per tempo, 2
ove io senza parlar sia sempre inteso.
1. Mira quante contraposizioni sono in questo sonetto!
2. In paradiso non si parla se non con l’intendenza. Vedi la Metafisica.
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Di se stesso quando ecc. i
D’Italia in Grecia ed indi in Libia scorse,
bramando libertá, Catone il giusto;
né potendo saziarsene a suo gusto,
sino alla morte volontaria corse.
E ’l sagace Annibál, quando s’accorse
che schifar non potea l’imperio augusto,
l’anima col velen svelse dal busto;
onde anche Cleopatra il serpe morse.
Fece il medesmo un santo Maccabeo;
Bruto e Solon furor finto coperse,
e Davide, temendo il re geteo.
Però lá dove Iona si sommerse
trovandosi, l’Astratto 2, quel che feo
al santo Senno in sacrificio offerse.
1. Quando bruciò il letto e divenne pazzo, o vero o finto. «Stultitias simulare in loco, prudentia est», disse il comico; e de iure gentium i pazzi son salvi. L’istorie di questo sonetto sono assai e note.
2. Essendo condannato a’ remi, ecc.