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82 | scelta di poesie filosofiche |
Ma la ricchezza è assai fallace e lieve,
se a luce da virtú propria non esce.
Il sangue è tal, che a dirlo me n’incresce:
ignorante, falsario, inerte e greve.
Gli onor, che dar dovrebbon piú contezza,
con le fortune tu, Europa, misuri,
con gran tuo danno, che ’l nemico apprezza.
Giudicar l’arbor da’ frutti maturi,
non d’ombre, frondi e radici, se’ avvezza:
poi, perché tanta importanza trascuri?
La nobiltá dal senno e dal valore nasce, e con l’operare bene si nutrisce; e che l’operazione buona è suo testimonio vero, e non la ricchezza, né l’onore, ma peggiore il sangue. Poscia dice che l’onor doverebbe esser piú certo testimonio della nobiltá; ma questo si dá oggi a chi è piú ricco in Europa. E che il Turco, nostro nemico, meglio di noi mira solo alla virtú e non al sangue, poiché nobilita gli schiavi; e qui nota quel ch’in Politica pruova l’autore, che, se ’l Turco conoscesse la virtú vera, solo per questo buon uso sarebbe padron del mondo.
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Della plebe
Il popolo è una bestia varia e grossa,
ch’ignora le sue forze; e però stassi
a pesi e botte di legni e di sassi,
guidato da un fanciul che non ha possa,
ch’egli potria disfar con una scossa:
ma lo teme e lo serve a tutti spassi.
Né sa quanto è temuto, ché i bombassi
fanno un incanto, che i sensi gli ingrossa.
Cosa stupenda! e’ s’appicca e imprigiona
con le man proprie, e si dá morte e guerra
per un carlin di quanti egli al re dona.