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scelta di poesie filosofiche 69

Cosí, se non si mangia per gustarse,
né venere per sé Natura fece,
ma per servar le spece,
a noi stimar non lece
la voluttá bontá prima, ma terza,
che segue all’esser bene; e pria anche scherza
con tal presagio il Ben dell’universo,
perch’ogni ente si serbi a lui e propaghi.
Nel che, non d’arte errante al buio immerso,
ma di Natura ogni senso n’appaghi.

Dice che, se ben molti scelsero la morte come manco male, la scelsero come mutazion di vita, ma non come annicchilazione; se bene alcuni dell’Indie orientali credono che l’annicchilazione sia l’ultima felicitá, perché in quella sola pensano non trovarsi male. E questi non sanno quel che sia l’annicchilazione, e rapprendono come mancanza solo di male, secondo in Metafisica disputa l’autore. Poi dice che non sará per questo il sommo male il dolore, come alcuni epicurei stimano; ma è guardiano della vita, perché, se non ci dolessimo, ci lasceremmo uccider da ogni cosa.

Nota: poi pruova che la voluttá non è Sommo Bene, poiché non si mangia per quella; né si usa il coito per quella, ma per servar la spezie. Ed è il terzo, perché prima è il bello, poi il buono, poi il giocondo, benché suole esser primo, quando ci adesca a cercar il bene essa voluttá. E questo fa il Ben Sommo del mondo, perché tira le cose alla cura del conservarsi, quanto a lui è mestiero (cioè al mondo), con la sferza del gusto e del disgusto. E ciò mostra la Natura, e non il senso nostro, che solo al gusto attende.

madrigale 6

Ricchezze, sangue, onor, figli e vasalli
per ben dá il fato; e pur rovina a molti
son al nome, alla patria ed al composto;
e fan gli animi ansiosi, vili e stolti.
Del corpo i ben, che ’l ciel per meglio dálli,
sanitá, robustezza e beltá, tosto