Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/70

64 scelta di poesie filosofiche


Mirabil dottrina contra epicurei, che ogni cosa al mondo sia bella e buona, ma solo alla parte paia brutta. E che gli mali sono buoni al tutto; come a noi la caccia, ch’è la rovina delle belve, pur par bella; e ’l tagliar legni e mangiar gli animali e tôrre il frutto agli arbori ed all’api: e questo par brutto a loro, ma a noi bello, perché cosí ci conserviamo. E ne dona molti esempi; e dice ch’al mondo tante morti e mali respettivi sono, e servono alla vita del tutto, e sono come una tragedia finta che a noi par bella, secondo si dirá nella Canzone del dispregio della morte. E che non solo è bello al mondo il brutto, ma piú bello è ch’una cosa paia brutta all’altra; altrimenti niuna contrastarebbe all’altra, cesserebbe l’azione e la generazione, e tornerebbe il mondo in caos. Poi insegna che questi mutamenti del mondo sono atti di comedia divina. E che gli mali e le bruttezze sono maschere belle; e che ciò conosce chi s’unisce a Dio, e con lui le mira, e ride della comedia. Qui ci è gran sale e consiglio.

madrigale 11

Canzon, se volontario ogn’ente onora
bellezza per natura e non per legge,
di’ ch’ella sia di Quel, che ’l tutto regge,
trasparente splendor, ch’ogni bontate
derivamento è di divinitate,
che bea col bene e col bello innamora.
Ond’eretica accidia e stolta accora
gli sprezzator di quella,
ch’al gran Dio ne rappella
da’ morti ed a man fatti simolacri,
mostrando in tutte cose
di Dio immaggine vive e tempii sacri,
quanto Senno e Possanza in farle puose.

Dice nella fine di questa canzone, che la beltá s’ama sponte, e non per legge data dalla Republica, ma naturale. Onde si vede che sia cosa divina e splendor di Dio per sé amabile, perché la bontá, di cui ella è segno, è un derivamento o partecipamento di divinitá; la quale col bene ci fa beati e col bello ci fa innamorare