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scelta di poesie filosofiche | 51 |
madrigale 9
Però, dovunque Amor del suo ben scorge
segnale alcun, che «bellezza» appelliamo,
pria che lasci pensar s’ivi s’asconda
il ben che ’l serva, accorre; e qui pecchiamo,
ché fuor di tempo e luogo, o piú o men porge
l’idea vitale, o in terra non feconda;
dove, pur, preparata al gran fin, gioia
sentendo, in piú error grande si profonda,
ch’ella d’Amor sia oggetto e fin sovrano,
non saggio e ésca e mezzano
del viver sempre. Ah insano
pensier, che ogni viltá produce e noia!
Né cieca legge smorza tanta foia;
ma il gran Saper, d’Amor viste ir l’antenne
al non morir, il che fra noi mancando,
all’alto volo gli veste le penne
d’eternitá, ch’andiam quaggiú cercando.
Come Amor, seguendo la bellezza, segnale del bene che ci conserva, senza far giudicio del male in quello nascosto tra ’l bene caduco, corre a quello; e qui si pecca, perché si getta il seme fuor di tempo, o di luogo, o del vaso in cui si fa la generazione.