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scelta di poesie filosofiche | 49 |
madrigale 7
L’inopia, dunque, pregna dal consiglio,
regenera amor fieri, ardenza e fame,
cupidigia, appetito e zel di quelle
cose, ch’intraman della vita il stame.
Onde il sol mangia la terra, e di piglio
ella al ciel dá, e vorria mangiar le stelle.
Fa di tal guerra e di lor semi il fato
spirti, umor, pietre, animai, piante; ed elle
mangiansi l’una l’altra: ove amor fassi
gioir, mentre rifassi
pian pian quel che disfassi.
Ché gioia del sentirsi esser serbato
atto è; e ’l dolor, del sentirsi turbato,
cui sommo è ben la conservazione,
e sommo mal è lo distruggimento.
Però diciam le cose male o buone,
ch’a lor son via, cagion, mostra e fomento.
Non affermò ch’amor sia desiderio, perché questo è sua specie, com’appar nella seconda parte della sua Metafisica; ed ora dice che l’inopia produce amore, impregnata dal consiglio, secondo la favola di Platone. Ma, con veritá, l’inopia non è madre d’amore, ma la voluttá, come ivi pruovò, atteso che non ama, perché non si ha la cosa, ma perché si ha. Solo il desiderio ha per nutrice, non per madre, l’inopia; perché non desideriamo la cosa, perché non l’abbiamo, ma perché è gioiosa: e di questa inopia non nasce