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286 | annotazioni |
morire da Felice Gagliardo, condannato a morte nel luglio 1606 (in Am., Cong., iii, 589; cfr. ii, 350). Piú tardi vergognavasi il C. di avere, anche alla presenza di un giovane suo ammiratore e scolaro, Cristoforo Pflug, indulto a questi amori (Cod. d. lett., p. 65). Ma questi scherzi e la pratica ricordata dal Gagliardo sarebbero del 1603 o 4; posteriori quindi a questi sonetti.
N. 6. — Un’Anna Mendoza, forse quella maritata a don Alonso, castellano di Castelnuovo; in ogni caso stretta sua parente (Am., o. c., ii, 291-2).
N. 16, v. ir. «La natura, volendo eternarci in qualche modo, ci donò quello stimolo di far figli e di gettar il seme in un vaso, dove si ammassasse e componesse un altro noi» (lett. a C. Pflug, in Cod. d. lett., p. 65).
N. 21. — L’Amabile (Cong., ii, 295) mette in relazione questo madr. col son. «Amor nei gesti», ponendolo anch’esso in bocca a Francesco Gentile. Mi è parso preferibile attribuirlo alla donna.
N. 22. — Si può dubitare dell’attribuzione di questo son. al Campanella; ma v. Nota, qui appresso.
Sonetti politici. N. 1. Questo sonetto fu scritto a Roma nei primi del nov. 1597 quando «se preparava la guerra de Ferrara», per usare un’espressione dello stesso C. (Am., Cong., iii, doc. 19, p. 32): ossia contro Cesare d’Este, successo ad Alfonso II, e al quale Clemente VIII intimava di lasciar Ferrara ob lineam finitam (v. Muratori, Antichitá estensi, parte ii, cap. 14; e Amabile, o. c., i, 89-90).
N. 4. — Il settembre del 1606 scriveva il C. al papa di aver sentito «murmurar dal barbiere e soldati», con cui era a contatto nella sua fossa di S. Elmo, «che li veniziarii sono scommunicati da V. B. e che correno intrichi per questo» (Arch . stor. ital., 1866, parte i, p. 30). Era infatti scoppiato fin dall’aprile tra Venezia e Paolo V il famoso conflitto giurisdizionale, in cui fra Paolo Sarpi tenne testa per Venezia contro i teologi e curialisti di Roma, capitanati dal Bellarmino e dal Baronio. E allora il C. scrisse gli Antiveneti, nei quali non si deve vedere soltanto uno strumento per ingraziarsi il papa, del quale il povero C. allora aveva bisogno; perché lo stesso atteggiamento, non stretto da necessitá, aveva assunto nel 1597 contro Cesare d’Este.
Per le varie citazioni bibliche della prosa, pp. 252-3, cfr. Geremia, ii, 20 e 23, Isaia, iii, 9 e Geremia, ii, 23, 25; Proverbi, xviii, 3 e Isaia, xxx, 10; salmo 11, 2-4. Pag. 252 in marg. alle