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annotazioni 273


Madr. 2. — La Teologia del C. non era ancora scritta. Cominciata, secondo le ricerche dell’Amabile (Cast., ii, docc., p. 372), «circa il febbraio 1614, continuata fino all’ottobre, poi interrotta; ripigliata il 1615, ma finita solamente il 1624», il C. voleva pubblicarla a Parigi nel 1638; ma non ottenne l’approvazione. Il ms., rimasto a Parigi nel convento di S. Onorato, detto dei Giacobini, dove il C. morí, vi era ancora, incompleto, al tempo dell’Echard; ma andò poi perduto nell’incendio di quell’edificio, divenuto sede del club de’ giacobini, nella Rivoluzione (v. Amabile, Cast., ii, 151).

Madr. 3. — Il C. fu torturato tre volte. La prima il 7 febbraio 1600, col tormento detto «il poliedro» (vedine la descrizione in Amabile, Cong., ii, 61 sgg.). Il povero C. non resse allo strazio, e fece una lunga confessione. Fintosi pazzo, il 18 luglio dello stesso anno ebbe un’ora di corda, e «restò per pazzo», com’egli raccontava piú tardi. La terza volta gli fu applicata la terribile tortura della «veglia» (Amabile, ii, 217), alla quale resisté con animo invitto 36 ore (4-5 giugno 1601). I tormenti furono «sette», perché al polledro fu posto due volte con un po’ di respiro, e quattro alla veglia (v. Amabile, ii, 223-4, dove sono anche indicati tutti gli altri luoghi in cui il C. parla ne’ suoi scritti di queste sue sofferenze). Cfr. p. 136.

Madr. 4, espos. — In Demostene non c’è nulla di questa parabola, che evidentemente è qui pel C. un vago ricordo. Nella 1ª bensí delle orazioni Contro Aristogitone attribuite a Demostene, c. 40, si ha: Τί οὖν οὗτός ἐστι; κύῳν νὴ Δία, φασί τινες, τοῦ δήμου. πόδαπος; οἷος οὓς μὴν αἰτιᾶται λύκους εἶναι μὴ δάχνειν, ἃ δέ φησι φυλάττειν πρόβατα αὖτὸς κατεσθίειν.

Madr. 5. — Questo «Bocca», che andò libero, o a cui furono aperte le porte, benché dispregiante Dio (p. 125), non si può dire chi sia. Forse è soprannome del suo complice fra Maurizio Ponzio, il quale il 16 ottobre riuscí a fuggire dal carcere, e, rifugiatosi presso i turchi, si fece maomettano. Gilardo dev’essere un altro soprannome; e risponde molto probabilmente a quel Felice Gagliardo di Gerace, correo del C. e suo compagno di carcere in Castel Nuovo, poetastro bizzarro e negromante, evocatore del diavolo, a suggerimento, forse, e alla presenza del C., e dal diavolo istruito di eventi futuri, a credere a quel che ne accenna lo stesso C. (cfr. Amabile, Cong., ii, 387-9). Costui riuscí, sostenendo fortemente la tortura, ad essere assolto; ed uscí dal carcere nell’agosto