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annotazioni | 269 |
opponendo alla forza l’astuzia. Giacché «s’intende bene che l’Astratto qui è il Campanella, il quale si trovava in faucibus Orci, come sovente si espresse» (Amabile, Cong., ii, 387 n; Castelli, i, 18-19; cfr. Del carattere díi fra T. C., estr. dagli Atti dell’Acc. pontan., 1890, vol. xx, p. 37 sg.). La nota «essendo condannato ai remi, ecc.», nelle precc. edizz. attribuita a Iona (che non ebbe tale condanna), non si deve intendere alla lettera; mentre giova considerare che altri frati, suoi compagni di causa, furono condannati (marzo 1603) a «inservire pro remigantibus in triremibus Sanctae Sedis Apostolicae» (Amabile, iii, 544), egli invece al carcere perpetuo. Ma la stessa misteriosa designazione, che fa di sé in questo son. con l’appellativo di «Astratto», induce a pensare che il C., anche con la nota inesatta e pur in qualche modo riferibile a quel processo, che, senza la sua astuzia, sarebbe finito con la sua morte, voglia piuttosto velare che svelare la persona di cui si parla. E del resto l’«ecc.» dice pure che oltre la galera avrebbe potuto esserci altro.
Espos., 1. — L’accesso della finta pazzia, con cui il C. si sottrasse alle estreme conseguenze dell’accusa innanzi al S. Offizio, ebbe luogo nei primi di aprile 1600. Nella cit. Narrazione, scritta nel 1620, lo stesso C., dopo avere ricordato le confessioni a cui l’avevan costretto (7 febbraio 1600) le torture «per non morir di tormento», dice delle angarie inflittegli dal crudelissimo Sanchez, finché «lo ristrinse nel torrione con le fenestre serrate, e mise timore a chiunque parlava d’aiutarlo. E li fe’ tanti strazi al povero C., che lo fe’ impazzire. Bruciò il letto. E lo trovâro la mattina mezzo morto, e pazziò cinquanta dí» (in Amabile, Castelli, ii, docc., p. 136). Ma la pazzia, che la storia del processo e tante altre dichiarazioni del C., sparse anche nelle Poesie (v. Amabile, Cong., pp. 386-7 e Del carattere, l. c.), dimostrano falsa, durò quattordici mesi.
Nn. 63 e 64. — Vanno intesi come séguito del n. 62.
N. 67. — Di Annibaie Caracciolo il Quadrio ( Storia e ragione d’ogni poesia, ii, 306-7) ricorda rime comprese in una raccolta di vari, che è in fine alle Poesie nomiche di G. B. Manso (in Venezia, appresso Fr. Baba, 1635). Non pare possa essere lo stesso Annibaie Caracciolo di cui Toppi, Bibl. napol., p. 22. «Niblo» è corruzione di «Annibale».
N. 68. — Il Telesio è legato a grandissima parte della biografia e del pensiero del C., la cui prima opera data alle stampe è una