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264 annotazioni


N. 29. — Cfr. Metaph., vi, 16, 1, ove il C. ricorda per l’appunto questa canzone, dichiarando che in essa disse l’amore essere del bello e la fruizione del buono, «quoniam tunc amor nobis videbatur a voluptate seiunctus et obiecti abseutis esse modo».

Madr. 4, vv. 17-18. — Cfr. Metaph., 1 . c.

Madr. 6, espos. — I luoghi di san Bernardo nel Commento al Cantico dei Cantici (serm. 52) e le proprie esperienze riferisce il C. in Metaph., lib. vii, c. 6, a. 2. Ma qui cfr. serm. 74, §§ 5-7 (ed.

cit., coll. 1530-1).

Madr. 8. — Cfr. Metaph., vi, 16, 1.

Madr. 9, espos. — Per Tamar e Aminone, v. II Reg., xiii, 11-15; per Ulisse e Polifemo, Omero, Odyss., ix, 365; per Sifra ( Sephora ) Puha (o Phua) con Faraone, Exod., 1, 15-21.

Madr. 10, v. 14. — Cfr. n. 14 e nota corrispondente.

Madr. 11, espos. — Il C. forse allude al son. «Quando fra l’altre donne ad ora ad ora» e alla canz. «Gentil mia donna, i’ veggio» del Petrarca.

N. 30, madr. 4, v. 3. — Metaph., vi, 10, 7: dov’è pure ricordato il suicidio di Nerone e dell’elefante egizio, che si uccise perché «privatus honore primario», come s’era detto nell’art. 5, e degli amanti, «quia nesciunt vivere se posse absque re amata». Pel costume delle donne orientali, che non vogliono sopravvivere all’uomo amato, v. Cic., Tusc., v, 77; M. Polo, p. 209; Ramusio, Delle navigazioni e viaggi, part. ii (Venezia, Giunti, 1583), c. 54 a.

Madr. 5, vv. 1-4. — Cfr. Met., vi, 10, 7. «Niba» è il palico «nibbána» (sanscrito «nirvana») che si pronunzia anche «nibban» con l’a finale muta (secondo mi comunica il collega prof. Belloni-Filippi).

N. 31, madr. 3, espos. — La citazione della Metafisica, giusta la redazione che ne abbiamo, è da correggere: lib. vi (i della parte ii).

Madr. 4, espos., n. — Metaph., lib. ix, capp. 5 e 7.

Madr. 9, espos. — Cfr. Eccles ., 1, 9.

N. 33. — Nella lett. del 1607 al Querengo (Amabile, Codice, p. 59) il C. dice se stesso «un meschino condannato dall’opinione popolare e di principi come il piú empio e malvagio che fosse mai stato nel mondo». E a tale anno è forse perciò da riferire questo sonetto. Cfr. Amabile, Congiura, i, 360 e ii, 416-7.

N. 34. — Il C. doveva aver la mente alle Recognitiones pseudo-clementine (Clementis Romani, Opera, Coloniae Agrippinae, 1569, pp. 56-7); ma lí si dice tutto l’opposto, come chiarirò altrove.