Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
250 | poesie postume |
2
A Roma
Da le arme ai corpi e dagli corpi alle alme
sorse l’imperio tuo giá, Roma altiera,
quando tua spada veloce e severa
ti die’ mille trionfi e mille palme.
Lasciasti poscia le ferrigne salme
(onde ogniun ti stimò pazza e leggiera)
al mondo da te vinto; e la via vera
prendesti opposta, di cui tanto calme,
per vincerlo di nuovo, e dolcemente.
Deh! non pianger l’imperio, Italia mia,
che oggi l’hai vie piú certo e venerando;
e sola avrai assoluta monarchia
in austro, borea, levante e ponente,
seguendo Roma il suo fato ammirando.
3
Roma a Germania
Viveano, senza di natura il lume,
di caccia e di rapina le tue genti;
le selve avean per stanze con gli armenti:
io ti purgai del silvaggio costume,
Germania; e poscia, a fin non ti consume,
ti donai leggi, e t’allevai con stenti:
ti renunziai l’imperio, e gli altri ho spenti,
quando fui seggio dell’eccelso Nume.
Poi ti evangelizai l’eterna pace.
Che piú far ti potevo? Ma tu, ingrata,
or m’abbandoni, superba ed audace,
nuova Samaria o Grecia empia, malnata,
cui el vaneggiar con sua ruina piace.
Verrá, e ben presto, a te la lor giornata.